a photograph of a wooden bas-relief on a wall of an old Cuban woman with a cigar in her mouth, wearing a head scarf and a colourful collared shirt.
Storia

Artigianato d’arte ed educazione

An interview with Maïté Mazel

intrecci di culture

di
Maria Teresa Natale (si apre in una nuova finestra) (Michael Culture Association / Museu)

A Cetona, grazioso borgo toscano in provincia di Siena, abbiamo incontrato Mäité Mazel, direttrice di Citema, Cité européenne des métiers d'art, una rete di professionisti dell’arte che opera per immaginare, ridisegnare, reinventare modelli di pensare, vivere e fare insieme. Con lei abbiamo cercato di capire come l’artigianato d’arte possa contribuire alla trasformazione sociale nell’epoca attuale.

Maité Mazel, qual è il percorso che ti ha portato all’ideazione di Citema?

Sono nata in Canada, cresciuta in Francia, a Parigi ho studiato teatro, volevo diventare attrice, infine mi sono laureata in storia del teatro alla Sorbona e poi ho avuto l’opportunità di andare a lavorare nel volontariato in Senegal, lì organizzavo le attività culturali nelle scuole e li ho avuto i primi contatti con l’artigianato d’arte. Nel cercare delle soluzioni per sviluppare delle attività per i bambini, mi sono messa in contatto con artisti e artigiani e con loro abbiamo riprogettato, completamente con materiale riciclato, la biblioteca dei bambini. È stata un’esperienza meravigliosa.

Dopo sono andata in Namibia a lavorare nel servizio civile per conto del Ministero degli Esteri francese, mi occupavo di programmazione culturale e ho organizzato una residenza sull’artigianato d’arte, incentrata soprattutto sulla ceramica. Ho coinvolto artigiani senegalesi, francesi, sudafricani, namibiani, si comunicava con la lingua dei segni, non sarebbe stato possibile altrimenti perché ognuno parlava una lingua diversa. È stata un’esperienza straordinaria che mi ha spianato la strada verso il futuro: volevo aprire un centro di residenza per l’artigianato d’arte in Italia, il paese che amavo. Quando uno pensa all’Italia pensa all’artigianato d’arte, ceramica, vestiti, cuoio, gioielli, insomma… ho detto andiamo lì e sono venuta qua, ho fatto un’indagine per un anno ho lavorato un po’ a Bologna, un po’ in Toscana, un po’ a Roma e dopo ho creato Citema, Cité européenne des métiers d'art.

Citema è un polo europeo di scambi e d’incontro dei mestieri d’arte. Chi sono i protagonisti e cosa intendi per mestieri d’arte?

Citema nasce come centro di residenza per i mestieri d’arte, quindi per gli artigiani d’arte in Europa, non solo in Italia. I protagonisti sono principalmente quegli artigiani d’arte che si sono incontrati personalmente, con cui abbiamo creato una rete, tempo umano di incontro umano. Per tre anni abbiamo organizzato incontri, mostre, workshop, poi ci siamo accorti che gli artigiani non erano sufficienti e abbiamo accolto nella rete designer, architetti, artisti dello spettacolo dal vivo, insomma abbiamo fatto un passo avanti. La cultura è un ecosistema: non si può dire che l’artigiano d’arte sia solo quello che lavora con le mani e quindi abbiamo aperto anche a chi lavora con il corpo e con la mente. Quindi sì, i mestieri d’arte sono quelli che coinvolgono le mani, il corpo e la mente.

Citema è definito un progetto di ricerca sul tema della trasformazione sociale e della realizzazione personale. Come si concretizza esattamente questo progetto?

Non è una domanda semplice, e noi ce la siamo posta sin dall’inizio. Pensare che un artigiano d’arte possa trasformare la società pareva un assunto puramente teorico, invece riflettendoci, ci siamo resi conto che ogni qual volta utilizziamo il nostro corpo. lo rimettiamo al centro della società. Perciò un artigiano d’arte è assolutamente coinvolto nella trasformazione sociale perché utilizza risorse naturali o chimiche, deve trasmettere il suo saper fare per non perderne la memoria e poter permettere una trasformazione. In concreto, si partecipa alla trasformazione sociale quando si utilizzano le mani e il corpo. Prendiamo l’esempio del ceramista: il ceramista utilizza la terra, adopera degli smalti col piombo… Come partecipa alla trasformazione sociale il ceramista? Iniziando a porsi delle domande. E noi, grazie a dei progetti, ci siamo posti queste domande tutti insieme. Parliamo dell’ambiente. Come possiamo trasformarlo? Non utilizzando più degli smalti che inquinano o che fanno male alla salute, limitando la produzione di rifiuti, imparando a riciclare, trasmettendo tutto ciò alle nuove generazioni, iniziando a collaborare col mondo dei designer del digitale, con gli accademici, con gli agricoltori, per trovare tutti assieme soluzioni concrete per una reale trasformazione sociale. Ma per partecipare realmente alla trasformazione sociale, non basta fare, bisogna trasmettere i cambiamenti a chi ci sta intorno, comunicarli alle persone che entrano nella bottega, che pongono delle domande ed esigono riposte.

In che modo Citema coinvolge le popolazioni locali?

All’inizio pensavamo che bastasse preparare e comunicare un evento. E in effetti, bastava che all’evento abbinassimo un aperitivo o una degustazione e la popolazione, anche quella rurale, rispondeva e partecipava numerosa. Ma poi, con “Trans-making”, un progetto sulla trasformazione sociale, abbiamo fatto un passo avanti: non ci bastava più che il pubblico partecipasse all’evento, volevamo entrare in contatto con le persone affinché si interessassero a ciò che facciamo, volevamo toccare la loro sensibilità. La sola comunicazione non era più sufficiente, dovevamo metterci in gioco, ritornare sul campo e capire cosa sente una persona che vive in un luogo e come coinvolgerla con la mente, il corpo, la volontà e la passione. Dovevamo fonderci con loro, non farli venire da noi, ma andare noi da loro, lavorare per esempio insieme a un agricoltore, partecipare alle loro attività per essere capaci di proporre qualcosa che tocca la sensibilità della gente del luogo dove viviamo e operiamo, indipendentemente se ci troviamo in Italia, in Spagna o a Cuba. E così nel 2014 abbiamo creato un collettivo che si chiama Corriente Compartida, vi partecipano spagnoli, cubani, francesi, italiani. Corriente Compartida vuol dire la corrente che si trasmette, condividiamo l’elettricità. Senza alcun finanziamento, abbiamo iniziato a organizzare degli incontri per incontrare persone e capire il territorio dove andiamo. Ciascuno ospita a casa propria, in un’ottica contraria alla gentrificazione: si mangiano prodotti locali, se possibile si evita l’uso dell’aereo, si condivide il più possibile per capire la popolazione con cui entriamo in contatto. Ci siamo incontrati in Spagna, in Francia, in Italia e ogni volta che ci siamo incontrati l’idea era di andare nei quartieri dove viveva la gente, non nei quartieri turistici, e lì condividere momenti di discussione e attività condivise tra i locali e gli stranieri. Improvvisavamo ad esempio un laboratorio di ceramica o un aperitivo, mettendoci a tagliare tutti insieme i pomodori, e stimolando la curiosità dei passanti negli spazi pubblici. Prima di realizzare un nuovo progetto, vogliamo vivere un luogo, non come turisti, ma chiacchierando con la gente al bar o in piazzetta, andando al mercato, parlando delle ricette o delle feste locali. Ci prendiamo il tempo di vivere il luogo, per poi, chissà, avere materia di ispirazione per nuove produzioni.

I mestieri d’arte si devono posizionare negli spazi pubblici e non limitarsi agli spazi privati, forse così l’artigianato d’arte riuscirà a partecipare attivamente alla trasformazione della società. È questo che intendi?

Ci piacerebbe arrivare a creare uno spazio nomade, dove Citema non sia più uno spazio riconosciuto con un’identità locale ma piuttosto con l’identità del luogo dove “poggia il piede”. Abbiamo pensato a questo nuovo spazio nomade e lo abbiamo chiamato BicyCommon. Bicy dà l’idea del movimento, Common perché è un bene comune. L'idea è di arrivare a non pensare più a una identità collegata per forza a un territorio ma a un’identità collettiva che è il luigo dove siamo insieme in un determinato momento. Lo spazio pubblico permette di staccarci da ogni identità, di uscire da spazi chiusi, e di proporre una condivisione di emozioni, bellezze, azioni, esperienze.


Questo blog è stato realizzato nell'ambito del progetto CRAFTED, con l’obiettivo di arricchire e promuovere l'artigianato tradizionale e contemporaneo.